PRODOTTI TIPICI

"La bóca no l'é straca fin che no la sa da vaca"
Questo proverbio veneto fa riferimento al formaggio e alla sua bontà, alimento senza il quale il nostro palato non è soddisfatto, appunto fino a che non si è mangiata una bella fetta di questo prodotto caseario. E sul massiccio del Grappa, grazie alle aziende agricole di montagna e alle malghe aperte d’estate, il formaggio di certo non manca!
“Bastardo” e il “Morlacco” sono denominazioni sulla bocca di tutti. Il primo era storicamente prodotto con latte di animali diversi, vacca, pecora e capra; oggi si utilizza quasi esclusivamente latte vaccino. Il secondo - tutelato anche da un presidio slow-food - deve il suo nome a dei pastori provenienti dalla Morlacchia (regione balcanica) e che s'insediarono sul Monte Grappa durante la Serenissima pascolando vacche Burline. Il morlacco deriva dalla lavorazione casearia di latte vaccino tenero, magro, a pasta cruda.
Si presta ad essere mangiato cotto o combinato con miele (castagno) o marmellate acidule (mirtilli, cipolla...).
Non mancano le caciotte (prelibata quella stagionata in grotta e avvolta su foglie di faggio) e la freschissima e dolce ricotta (puìna). Meno diffusi i formaggi caprini e pecorini.
Una menzione speciale la merita lo "Schiz" - formaggio a pasta semicotta, semimolle, tipico della provincia di Belluno, ed è uno dei nostri piatti forti! Il nome nasce dalla modalità di lavorazione. Questa prelibatezza non è altro che la sbordatura di pasta di formaggio derivante dalla pressa della cagliata contenuta nelle fascère.
Lo "Schiz" viene cotto con panna e/o latte e servito con della tradizionale polenta prodotta con il raro "mais sponcio", varietà di granoturco coltivato nella Val Belluna fin dal 1588.
Gli insaccati derivati da maiali allevati in montagna durante la buona stagione, quali salame, sopressa e pancetta, hanno un sapore unico e sono delle specialità irresistibili quando serviti in taglieri con la polenta brustolàda.
Piatti composti da selvaggina sono ampiamente diffusi e nel periodo autunnale vengono serviti con contorni a base di prelibati funghi locali freschi: porcini, chiodini, mazze di tamburo, e varie specie adatte al misto.
La primavera è la stagione ideale per gustare le erbette selvatiche, che con il loro sapore aromatico arricchiscono risotti, frittate, ravioli e squisiti contorni. Le specie più usate sono: asparagi di monte (Actea spicata), ortica (Urtica dioica), "pisacan" (Taraxacun officinale), spinacio di monte o "farinée" (Chenopodium bonus-henricus), “tajadée dea madona” (Silene vulgaris), rosoline (Papaver rhoeas) e cumo (Carum carvi).
E non si può alzarsi da tavola senza aver degustato un tipico liquore d'erbe o una delle tante grappe aromatizzate con essenze spontanee (ginepro, genziana, mirtillo, fragoline...)
Non vi è venuta fame?
Buon appetito!
Questo proverbio veneto fa riferimento al formaggio e alla sua bontà, alimento senza il quale il nostro palato non è soddisfatto, appunto fino a che non si è mangiata una bella fetta di questo prodotto caseario. E sul massiccio del Grappa, grazie alle aziende agricole di montagna e alle malghe aperte d’estate, il formaggio di certo non manca!
“Bastardo” e il “Morlacco” sono denominazioni sulla bocca di tutti. Il primo era storicamente prodotto con latte di animali diversi, vacca, pecora e capra; oggi si utilizza quasi esclusivamente latte vaccino. Il secondo - tutelato anche da un presidio slow-food - deve il suo nome a dei pastori provenienti dalla Morlacchia (regione balcanica) e che s'insediarono sul Monte Grappa durante la Serenissima pascolando vacche Burline. Il morlacco deriva dalla lavorazione casearia di latte vaccino tenero, magro, a pasta cruda.
Si presta ad essere mangiato cotto o combinato con miele (castagno) o marmellate acidule (mirtilli, cipolla...).
Non mancano le caciotte (prelibata quella stagionata in grotta e avvolta su foglie di faggio) e la freschissima e dolce ricotta (puìna). Meno diffusi i formaggi caprini e pecorini.
Una menzione speciale la merita lo "Schiz" - formaggio a pasta semicotta, semimolle, tipico della provincia di Belluno, ed è uno dei nostri piatti forti! Il nome nasce dalla modalità di lavorazione. Questa prelibatezza non è altro che la sbordatura di pasta di formaggio derivante dalla pressa della cagliata contenuta nelle fascère.
Lo "Schiz" viene cotto con panna e/o latte e servito con della tradizionale polenta prodotta con il raro "mais sponcio", varietà di granoturco coltivato nella Val Belluna fin dal 1588.
Gli insaccati derivati da maiali allevati in montagna durante la buona stagione, quali salame, sopressa e pancetta, hanno un sapore unico e sono delle specialità irresistibili quando serviti in taglieri con la polenta brustolàda.
Piatti composti da selvaggina sono ampiamente diffusi e nel periodo autunnale vengono serviti con contorni a base di prelibati funghi locali freschi: porcini, chiodini, mazze di tamburo, e varie specie adatte al misto.
La primavera è la stagione ideale per gustare le erbette selvatiche, che con il loro sapore aromatico arricchiscono risotti, frittate, ravioli e squisiti contorni. Le specie più usate sono: asparagi di monte (Actea spicata), ortica (Urtica dioica), "pisacan" (Taraxacun officinale), spinacio di monte o "farinée" (Chenopodium bonus-henricus), “tajadée dea madona” (Silene vulgaris), rosoline (Papaver rhoeas) e cumo (Carum carvi).
E non si può alzarsi da tavola senza aver degustato un tipico liquore d'erbe o una delle tante grappe aromatizzate con essenze spontanee (ginepro, genziana, mirtillo, fragoline...)
Non vi è venuta fame?
Buon appetito!